In questo fine Aprile 2018 Anno Domini sembra cadere proprio male l’anniversario/ricorrenza della Liberazione: l’Italia dopo le elezioni del 4 marzo per il rinnovo del Parlamento nazionale si trova in una condizione di grande confusione, senza che a tutt’oggi si intraveda la possibilità di un sano equilibrio nella formazione di un Governo (più o meno) stabile. Il risultato elettorale (più che noto, ormai) ha scombussolato un “sistema” radicato da troppo tempo, ma non ha portato quella chiarezza politica che gli stessi Italiani richiedevano e che hanno mostrato con il loro voto. Leader di gruppi, gruppetti e coalizioni politiche, rottamatori e rottamati litigano alla ricerca di un compromesso che tutti (a parole) vorrebbero, ma che nessuno (con parole o in silenzio) ha il coraggio di chiedere apertamente. Diffidenza, odio fra le parti (anche di una stessa parte e non solo di quelle contrapposte), opportunismi della prima e dell’ultima ora disegnano uno scenario “mutante”, quasi o totalmente instabile: chi può dire con certezza come si presenterà il “giorno dopo”?
Mutamenti e non “cambiamento” hanno portato i primi 18 anni di questo Terzo Millennio nel nostro Paese, ma anche nei Paesi dell’area del Mediterraneo che hanno già dimenticato le strumentali e false “Primavere” ma che ne hanno pagato e ne pagano amaramente tutt’ora le conseguenze con guerre e migliaia di vittime, alimentando (direttamente o indirettamente) il flusso di migranti che giungono, si stabiliscono e si disperdono con controlli inefficaci nel nostro territorio.
La “vigilia” del 25 Aprile presenta questo quadro, un “25 Aprile” che “principalmente” commemorano (ma non possono “ricordare” semplicemente perché non c’erano…) in contrapposizione, le nuove generazioni “tipo” Centri sociali, Casapound o Forza Nuova, e le varie organizzazioni “partigiane” che hanno di “partigiano” solo una denominazione “opportunistica” essendo i “veri” protagonisti tutti (o quasi tutti) scomparsi per questioni “anagrafiche”.
Cos’è il 25 Aprile? È una “Festa nazionale” decretata su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, e sancita con decreto legislativo dal principe Umberto II, allora luogotenente del Regno d’Italia, il 22 aprile 1946. Perché “Festa nazionale”? Limitiamoci a come descrive il “25 aprile” Wikipedia: È un giorno fondamentale per la storia d’Italia ed assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall’8 settembre 1943 contro il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista.
Aprile 2018: non c’è più la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e don Luigi Sturzo, non ci sono più il “Regno” d’Italia, re e principi, sta crollando anche l’Unità d’Italia dietro le spinte di Regioni che (ri)cercano e vogliono la loro identità perduta, l’occupazione nazista fascista è stata spazzata via in quei tempi che si commemorano, lasciando subentrare l’occupazione statunitense, il nuovo alleato USA che in maniera molto più completa ha sostituito il precedente alleato nazista. L’Italia liberata resta un’utopia, eppure…
Cade male, dunque, questo Anniversario. Ci ritroviamo n un’Italia con un Governo che nascerà avendo (quasi) sicuramente alla base compromessi e accordi di carta pesta, ci ritroviamo con una Sicilia che da cinque mesi è governata da un esponente della Destra che che non dimentica le sue origini nella Fiamma Tricolore di Almirante.
Cade male, dunque, questo Anniversario del 25 Aprile.
Anche noi per decenni abbiamo “ricordato” la “Resistenza” dei Siciliani, quella combattuta contro i nazisti occupanti l’Isola, e “ricordato” le prime vittime dei nazisti in Sicilia, prima ancora delle “giornate di Napoli” e prima ancora che sorgessero le brigate partigiane. La Sicilia venne “liberata”, ma rimase occupata, è a tutt’oggi “occupata” da militari stranieri, definiti “alleati”, così come definiti “alleati” erano i tedeschi ai tempi di Mussolini. C’è “qualcosa” che è ritenuto “pericoloso” in ciò che scriviamo (libri, articoli) da cinquant’anni a questa parte. Un “qualcosa” che noi stessi non riusciamo a individuare bene e, quindi, non comprendiamo dove stia realmente la “pericolosità” nei nostri scritti, essendo stati animati (con documentazione) dalla ricerca di verità storiche. Ma forse già gli “intenti” della ricerca possono essere considerati “pericolosi” in questa Italia che di “misteri” (passati, presenti e futuri) ne ha tanti e tanti.
Cade male, dunque, questo Anniversario del 25 Aprile in questo 2018 ricco di incognite e di lati oscuri…